Ha 39 anni e si chiama Sara D’Achille la vincitrice della fascia di Miss over 35 che racconta, nel rievocare i giorni della finale, “È stata un esperienza a dir poco entusiasmante unica nel suo genere. A differenza di altri eventi a cui ho partecipato, la cosa che mi ha colpito è stata l’aria che si respira dietro le quinte dove sembra di essere in una vera famiglia. E poi ovviamente la felicità di aver vinto il titolo di Miss Pin Up O35 è indescrivibile, non me lo aspettavo affatto. Una bellissima sorpresa!”.
Cosa ami del mondo Pin Up?
“Le cose che amo di questo mondo sono molteplici. Prima di tutto l’allegria e la solarità che regna tra le pin up, che ti fa quasi dimenticare i problemi della vita quotidiana. Poi ovviamente gli abiti! Lo stile militare mi è sempre piaciuto così come le divise, sarà che mio padre era un poliziotto, per cui le indosso con un certo orgoglio. Mentre per il civile, tutti quei colori mettono allegria e poi penso che il fatto di essere “coperta” faccia tornare agli uomini la voglia di corteggiare, il che non è male di questi tempi… sotto sotto c’è il reggicalze, non dimenticatelo! Per non parlare di trucco e parrucco pin up for ever!”.
Per essere una perfetta Pin Up bisogna…?
“Per essere una perfetta pin up credo la cosa fondamentale sia amare quegli anni e quello stile, ma soprattutto avere il giusto spirito e la voglia di divertirsi!”.
Marzia Bortolotti, in arte Sophie Sapphire, ha invece conquistato la fascia di Miss Social.
“Adoro le pin up perchè mia nonna era una pin up, all’età di quindici anni mi ha insegnato lei ad allacciare il primo reggiseno ed anche il primo reggicalze. Negli anni 80 era praticamente bandito dal commercio, io ero l’unica ad averlo, era uno strumento strano, anche di tortura, però io mi sono appassionata a questo mondo vintage fin da quando ero bambina”.
Perchè le Pin Up continuano ad affascinare le generazioni?
“Le Pin Up non tramonteranno mai. Sono state il primo movimento femminista che c’è stato in Italia e nel mondo, erano donne spregiudicate per l’epoca, consapevoli della propria femminilità e del proprio corpo, e adesso in cui la femminilità a volte passa in secondo piano, vestirsi da Pin Up è anche una dichiarazione di femminilità”.
Quale accessorio non può mancare nella mise di una Pin Up?
“Un fiore nei capelli e il rossetto rosso!”.
Affrontare la vita come una pin up è più facile?
“Il fatto che la Pin Up sia sempre sorridente non vuol dire che la persona che sorride non ha i propri problemi, la propria vita difficile, ma con un sorriso si affronta tutto con maggior serenità e soprattutto con maggior forza”.
Vincenzo Toccaceli si è avvicinato al mondo Pin Up nel 2015, da allora ne ha fatta di strada, senza perdere l’entusiasmo, la sana curiosità e la professionalità che l’ha portato, insieme al suo socio Alessandro Conti, ad organizzare il Concorso nazionale.
“Mi sono avvicinato al mondo pin up per caso… nel 2015 stavo organizzando il 1 maggio presso un aereoclub e casualmente un mese prima passa davanti la mia auto un pick up Chevrolet color acquamarina. Lo rincorro, lo fermo e chiedo al proprietario se posso scattare delle foto con modelle e modelli, lui me lo concede e da quel momento mi organizzo con 15 tra ragazzi e ragazze vestiti in tema pin up. Sei mesi più tardi mi venne l’idea di organizzare un concorso dandogli la connotazione WW2.
Cosa ti affascina delle pin up?
“La sensualitá espressa senza dover ostentare nudità, non che non apprezzi una o più donne nude anzi, ma il famoso vedo non vedo… gli sguardi… le labbra rosse…”.
Perchè secondo te continuano ad affascinare le persone?
“La pin up a differenza di una modella o di una performer di burlesque non viene vista come una rivale… già dal fatto che fanno sfoggio di sorrisi, anche quando con le loro movenze o pose scoprono la calza fino al reggicalze, sono sexy ma non smodate. Questo è proprio ciò che nel nostro stage durante la finale abbiamo insegnato a quelle di loro meno esperte, ed i risultati si sono visti in passerella, 18 belle ragazze sensuali, sexy ma mai volgari“.
Come è cresciuto il concorso dalla prima edizione a quest’ultima appena conclusa?
“La prima edizione è stata per me speciale, ho voluto crearla in un piccolo aeroclub di amici e abbiamo ricreato un mini ambiente seconda guerra mondiale in uno dei loro Hangar. Aerei, jeep americane originali WW2, elicotteri e auto americane, nonchè vari cimeli di coreografia hanno fatto da contorno a 14 ragazze presentatesi a gareggiare. Già comunque dalle premesse abbiamo capito che la cosa interessava specialmente qui a Roma dove non c’era nulla di tutto questo. La seconda edizione, bella specialmente per la qualità delle ragazze che vi hanno partecipato l’ho sempre definta “figlia di un Dio minore” non per il nostro impegno ma per situazioni che si sono venute a creare.
Proprio per questo motivo, e per buoni rapporti che abbiamo instaurato con vari collaboratori di diversi settori, e la voglia di non essere secondi a nessuno visto che le idee non ci mancano, da questo è uscita fuori la terza edizione così come l’avete potuta ammirare, e così come l’hanno vissuta le concorrenti, le quali ci dicevano: ma tutto questo in due giorni? Ma come facciamo? Lo hanno fatto e ne sono rimaste entusiaste, loro ma anche tutti coloro che ne sono stati coinvolti a vario titolo. Possiamo solo crescere, dipenderà da noi e da chi ci darà fiducia”.
Le foto della Gallery sono di Vincenzo Toccaceli e Claudio Martone