Qualche giorno fa mi ha chiamato “il capo” dicendomi: «Sabrina tra poco è San Valentino, sarebbe carino se scrivessi un articolo al riguardo; sai, pubblicheremo un’intervista speciale di San Valentino della “Ragazza Preferita”, dei consigli per la serata di San Valentino e una compilation dei film più romantici da vedere».
A quelle parole la mia glicemia ha raggiunto livelli allarmanti…
Ma l’articolo andava scritto; quindi, bisognava trovare una soluzione, e in fretta.
Ma perché tutto a San Valentino è così rosa, dolciotto e cuoricioso?!
Mi sono allora tornate in mente le parole dette dal Gufo a Bambi, Fiore e Tamburino quando vedono tutti gli animali cincischiare a primavera e gli chiedono cosa stiano facendo:
«Come, non lo sapete? Sono rincitrulluliti! Sì, quasi tutti si rincitrulluliscono in primavera. Per esempio, tu te ne vai passeggiando, pensando ai fatti tuoi, senza curarti di guardare a sinistra, o a destra; quando tutto ad un tratto… il tuo sguardo si posa su un musetto grazioso! Ti incominciano a tremare le ginocchia, ti gira la testa, ti senti leggero come una piuma, e prima che tu te ne accorga… navighi tra le nuvole. Ed è allora che incominci a fare follie e perdi completamente la testa! E questo non è tutto; può accadere a chiunque, farete bene a stare attenti… può accadere a te! A te! E può accadere perfino a te!»
Ecco, io a volte rimango sconvolta come il gufo di Bambi dinanzi a questo tripudio di romanticismo fatto di fiori, orsacchiotti di ogni foggia e dimensione, valanghe di cioccolatini e cenette fatte con cibi leggendariamente afrodisiaci.
E il giorno dopo dove finisce tutto questo amore e pucciosità? Vi prego ditemelo coppie in crisi che a San Valentino sembrate spensierate e giulive come il giorno del vostro fidanzamento, o voi, fidanzati sull’orlo della rottura, che però aspettate qualche giorno dopo il 14 per lasciare il partner, per non rovinare “San Valentino”, o voi sigle di tutto il mondo, che con l’incombere di San Valentino cercate di fidanzarvi ad ogni costo, mal che vada il giorno stesso… e se non va, beh, almeno abbiamo festeggiato San Valentino!
Tanto il 15 febbraio giungerà inesorabile…mi immagino già il giorno dopo – quando tutto è finito, la festa è passata e i festeggianti se ne sono andati – uno spazzino che arriva con la scopa, e il bustone nero a raccogliere i coriandoli a forma di cuore, i cioccolatini avanzati e le rose appassite…
E cos’è rimasto di San Valentino?
Ma non voglio crederci, non posso credere che San Valentino, per molte persone sia solo questo…
Anche se le mie idee, con gli ultimi San Valentini, sono state ulteriormente confuse: avete notato che i film dell’ormai celebre trilogia delle “Cinquanta Sfumature” sono usciti nelle sale sempre in prossimità della “festa degli innamorati”?
Che ci stiano segretamente suggerendo che la signorina Anastasia Steel e Mr. Christian Grey sono i nuovi Giulietta e Romeo?
Ahimè, mi è sembrato che molti l’abbiano interpretata così, con tanto di desiderio di emulazione di questa originale forma di amore in cui uno dei due partner annulla la propria volontà per compiacere i desideri dell’altro che lo tratta male, ma le sue prestazioni sono quelle di una pornostar sociopatica.
Forse mi sono persa qualcosa negli ultimi secoli sul concetto di amore…
Anche perché, se penso a Giulietta e Romeo – la coppia di innamorati per eccellenza – continua a sfuggirmi qualcosa.
Facciamo un breve riassunto: Romeo si strugge d’amore per una certa Rosalina che però non ricambia i suoi sentimenti, va ad una festa, incontra Giulietta ed entrambi vengono colti dal classico colpo di fulmine che prende gli adolescenti in piena tempesta ormonale, si sposano nel giro di due giorni per poter consumare e muoiono pochi giorni dopo – suicidi – per il disguido più insulso che la storia della letteratura ricordi.
Mmm… una storia d’amore davvero emblematica.
Ma a questo punto, con simili idee sull’amore, eleggiamo i versi della canzone GreyGoose di Cremonini a inno dei nuovi romantici:
«Chi sei?
Amore buongiorno
Quando ti levi di torno non vedo l’ora
Che esci e non torni più
Il amore sei tu,
Sei la donna che voglio,
Vorrei dirti parole d’amore
Ma forse a parlare sei più brava tu
Ti va un’altra GreyGoose?
Accendiamo un film porno?
Già ti vedo vestita di rosa,
Ti comprerò casa, sei tu la mia sposa
Ma scendi più giù, vieni a darmi il buongiorno […].»
Che in realtà, se ci pensate bene, per la velocità delle tempistiche e la dinamica dei fatti, è molto più disneyana di quanto sembri!
Adesso starete pensando che questa sia un’algida, frigida ode disincanta del cinismo… e invece no.
Vi ho promesso un articolo di San Valentino ed è quello che vi darò, ma per farlo, prima è necessario salvare San Valentino dagli stereotipi e tutta quella immensa impalcatura di sovrastrutture che vi hanno costruito sopra che, se non sono vissute con un sentimento vero, reale e concreto, sono vuote… pura apparenza effimera che dura appena un giorno.
Ed è proprio la patina superficiale del San Valentino che il cinico non comprende, ma come abbiamo visto, in questa confusione di “esempi di amore” qualche dubbio e scetticismo è lecito.
Nell’antichità con il termine “cinico” si indicava il seguace del movimento filosofico dei cinici – o filosofi cinici – iniziato ad Atene da Antistene nel IV secolo a.C. e protrattosi fino al IV-V secolo d.C., che predicava l’esclusione di ogni desiderio che compromettesse l’autonomia dello spirito, il rifiuto di tutto quanto potesse comportare aumento di bisogni, e cioè di ogni cultura e civiltà; la negazione della religione tradizionale, delle istituzioni sociali e delle consuetudini vigenti, e quindi l’ostentazione di costumi naturali e animaleschi. Il cinico era colui che con atti e con parole, ostentava sprezzo e beffarda indifferenza verso gli ideali, o le convenzioni, della società in cui viveva.
Ma, come ci hanno mostrato figure come il Cavaliere di Ripafratta della Locandiera di Goldoni o il Professor Higgins di My Fair Lady, il cinico autentico è il più genuino dei romantici, perché la soglia oltre la quale qualcosa è romantico per un cinico è solo molto più alta e difficile da oltrepassare che per chiunque altro.
Il vero cinico è come il Cirano dei versi di Guccini:
«[…] Non me ne frega niente se anch’ io sono sbagliato,
spiacere è il mio piacere, io amo essere odiato […].
Ma quando sono solo con questo naso al piede
che almeno di mezz’ ora da sempre mi precede
si spegne la mia rabbia e ricordo con dolore
che a me è quasi proibito il sogno di un amore;
non so quante ne ho amate, non so quante ne ho avute,
per colpa o per destino le donne le ho perdute
e quando sento il peso d’ essere sempre solo
mi chiudo in casa e scrivo e scrivendo mi consolo,
ma dentro di me sento che il grande amore esiste,
amo senza peccato, amo, ma sono triste […].»
Dunque auguro un buon San Valentino vero e autentico a tutti, che sia un giorno per festeggiare quanto il vostro rapporto sia fantastico e affiatato nell’armonia della quotidianità.
E vi lascio con le parole di uno spirito brillante, tanto razionale quanto geniale:
“Io non pretendo di sapere cosa sia l’amore per tutti, ma posso dirvi che cosa è per me: l’amore è sapere tutto su qualcuno, e avere la voglia di essere ancora con lui più che con ogni altra persona. L’amore è la fiducia di dirgli tutto su voi stessi, compreso le cose che ci potrebbero far vergognare. L’amore è sentirsi a proprio agio e al sicuro con qualcuno, ma ancor di più è sentirti cedere le gambe quando quel qualcuno entra in una stanza e ti sorride.”
(Albert Einstein)